Fino ad ora l’analisi genetica degli embrioni veniva effettuata utilizzando la tecnica della Diagnosi Genetica Preimpianto o PGD, che consiste nell’estrazione di alcune cellule da ciascuno degli embrioni che si vogliono analizzare per conoscerne la dotazione cromosomica e per sapere se presentano alcune alterazioni genetiche.
Poiché la manipolazione dell’embrione è necessaria per eseguire questa analisi, il DPG è quindi un test invasivo. La biopsia degli embrioni è essenziale per ottenere le cellule da analizzare.
Recentemente è stato sviluppato un nuovo approccio non invasivo per lo studio genetico degli embrioni. Questa nuova tecnica si basa sugli embrioni, durante il loro sviluppo in vitro, rilasciando frammenti di DNA nel mezzo di coltura, soprattutto a partire dal 4 ° giorno del loro sviluppo (stadio della morula). In questo modo, analizzando il DNA libero embrionale che può essere ottenuto dal terreno di coltura in cui si sono sviluppati gli embrioni, potremo studiarne la genetica.
L’affidabilità dei risultati non è ancora paragonabile al 100% a quelli ottenuti da DPG, tuttavia gli ultimi studi mostrano un’elevata concordanza tra i risultati di entrambe le tecniche. Pertanto, è già previsto l’uso di questa nuova analisi non invasiva come un modo per dare la priorità al trasferimento di quegli embrioni con una maggiore probabilità di avere una dotazione genetica adeguata.
Se gli studi futuri seguiranno la tendenza osservata fino ad ora, l’applicazione di questa analisi non invasiva degli embrioni potrebbe ridurre il numero di cicli necessari per raggiungere la gravidanza.
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María Pombar Gómez
Embriologa
IMMAGINE: https://embracefertility.org/non-invasive-genetic-testing-of-embryos/
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